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La soluzione

Era semplicissima, bastava solo pensarci…

via Digital Inspiration

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Alcuni passaggi sono agghiaccianti, sopratutto quando dice “pensate che il signor Silvio Belrusconi sia un buon presidente?”, e la risposta (ovviamente preparata) e un coro di SIIIIIII.
Come rovinare una generazione, o inculcare idee sbagliate, bisogna fermare questo schifo…


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Nuovi orizzonti

Ultimamente sto trascurando un pò il blog, vuoi per scarsità di idee e spunti, vuoi per la mia nuova scimmia che mi ha preso, ovvero quella di mettermi a stampare le fotografie in casa, proprio come un vero fotografo, che ovviamente non sarò mai…
Ecco allora che partono ricerche infinite su ebay, per l’ingranditore, a prezzo economico, spese folli su materiali,carta, acidi, e tentativi di adibire il vecchio garage polveroso a camera oscura con tanto di mitica lampadina rossa.
Ci sono dentro fino al collo.
Vi terrò informati, e lo dico ai 4 gatti che ancora mi leggono…
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Il Giornale, nota testata di cartastraccia, con a capo il presidente del consiglio Bellachioma, manipola foto riguardanti i conflitti nella striscia di Gaza, aggiungendo missili, esplosioni e chissà che altro…
Come dire che se la realtà non soddisfa le loro idee, se le inventano, semplice no?
Sopra si può vedere la foto originale, e quella taroccata, ovviamente si sono guardati bene dal rivelarlo…
Bella stampa, bella informazione…

Via webgol, ma anche fotogiornalisti.eu oppure fotoinfo
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Infiltrati fascisti nel corteo di piazza Navona, con il consenso delle forze dell’ordine.
E ora di dire BASTA
Riporto di seguito l’articolo di Curzio Maltese apparso su Repubblica

AVEVA l’aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c’era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. “Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane” sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un’onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi.

Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra. Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a due passi, non si muove.

Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano “Duce, duce”. “La scuola è bonificata”. Dicono di essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra. Hanno fra i venti e i trent’anni, ma quello che ha l’aria di essere il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un’altra carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell’università di Roma Tre. Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci. “Basta, basta, andiamo dalla polizia!” dicono le professoresse.

Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. “Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!” protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: “E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!”. Il funzionario urla: “Impara l’educazione, bambina!”. La professoressa incalza: “Fate il vostro mestiere, fermate i violenti”. Risposta del funzionario: “Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra”. C’è un’insurrezione del drappello: “Di sinistra? Con le svastiche?”. La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: “Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un’azione di violenza da parte dei miei studenti. C’è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c’entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire”.

Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino: “Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra”. Monica, studentessa di Roma Tre: “Ma l’hanno appena sentito tutti! Chi crede d’essere, Berlusconi?”. “Lo vede come rispondono?” mi dice Laura, di Economia. “Vogliono fare passare l’equazione studenti uguali facinorosi di sinistra”. La professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: “Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov’è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l’avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto”.

Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo Francesco Cossiga. “È contento, eh?” gli urla in faccia un anziano professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno (…) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all’ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì”.

È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un’azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. “Lei dove va?”. Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti. La battuta del poliziotto è memorabile: “Non li abbiamo notati”.

Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro: “Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!”. L’altro risponde: “Allora si va in piazza a proteggere i nostri?”. “Sì, ma non subito”. Passa il vice questore: “Poche chiacchiere, giù le visiere!”. Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra.

Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono pochi, s’affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di Blocco Studentesco, respinge l’assalto degli studenti di sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s’avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell’Onda di scienze politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si ritrae.

A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno studente di Fisica che ho conosciuto all’occupazione, s’aggira teso alla ricerca del fratello più piccolo. “Mi sa che è finita, oggi è finita. E se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l’idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo”.
(30 ottobre 2008)

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Ghost robot

Ultimamente sono un pò a corto di idee e di argomenti e mi limito a postare video che scovo in giro per la rete, in attesa di tempi migliori, cioè di ispirazione o voglia di scrivere.
Questo l’ho trovato su Neatorama, e mostra la performance di un artista, servendosi di un paio di stampelle.


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About

Stormy è un tipo introverso, è indipendente e molto pragmatico.
Sa essere estremamente obiettivo e distaccato.
Ha un reale talento nell’osservare le cose.
La sua osservazione è per cosi dire spontanea.
Le cose si imprimono da sole nella sua mente, senza particolari sforzi da parte sua.
Riesce ad essere consapevole di un gran numero di dettagli, pur dando spesso l’impressione di essere distaccato e riservato, è in realtà estremamente presente.
E’ una persona che vive nella concretezza del qui e adesso.
Dispone di buone capacità logiche e analitiche che lo aiutano ad organizzare efficacemente i dati che percepisce.
Riesce a dare un ordine logico a informazioni disorganizzate.
Questa capacità costituisce una base solida e sicura per risolvere numerosi problemi.
E’ molto dotato nel capire come funzionano macchine, meccanismi e apparecchi di vario genere.
E’ abile nei lavori di precisione.
E’ paziente e non si spaventa di fronte alla routine.
E’ generalmente una persona calma e poco emotiva, è portato all’azione ed è inoltre attratto da attività che presentano una certa dose di rischio.
Se è uno sportivo (e spesso lo è) può praticare sport estremi o pericolosi.
Può essere un amante della velocità e dell’adrenalina!
Ama divertirsi ma è poco interessato alla vita sociale.
In situazioni di gruppo può sembrare timido anche se spesso non si tratta di timidezza ma di riservatezza.
Preferisce la vita all’aperto, il contatto con la natura e la compagnia di poche persone familiari.
Si apre e si confida difficilmente e con poche persone.
La sua funzione inferiore è l’intuizione.
Si sente pertanto infastidito e a disagio quando gli parlano di potenzialità o di possibilità future che tentano di distoglierlo dalla realtà concreta nella quale si trova.
Pur essendo curioso, è generalmente diffidente nei confronti di iniziative nuove e non sperimentate.
Non ama le idee fantasiose che mostrano scarso realismo.
Tende a essere un conservatore, con le persone è diretto, onesto e pragmatico.
Non ama manipolare gli altri e non è particolarmente interessato a dirigerli.
Apprezza che la sua spiccata indipendenza venga rispettata.
Da un punto di vista lavorativo, è portato svolgere compiti nei quali possa essere a contatto la realtà concreta, oppure con dati e fatti che possa organizzare.
Ha delle buone capacità di adattamento.
Le soluzioni che propone sono generalmente molto valide dal punto di vista del pragmatismo e del realismo.
Più che uno stratega è un buon tattico.

Altamira.it

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