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“Mi domando chi verrà dopo… in questa parabola a precipizio… cioè dopo c’è solo la muffa, probabilmente… il lombrico, come forma di vita”

Ricordate questa battuta fatta da Marco Travaglio, quando fu ospite della trasmissione di Fabio Fazio?
Era diretta a Renato Schifani, e alle sue frequentazioni mafiose, con la querela Schifani, pretendeva un risarcimento di ben1.750.000 euro.
L’altro giorno la sentenza, Travaglio è stato condannato a pagare una somma di 16.000 euro, per la storia della muffa, del lombrico e della penicillina, la battuta è stata giudicata “satirica”, ma offensiva perché rivolta alla “persona” Schifani e non al “politico”
Dice Travaglio:

Ho dunque appreso con un certo stupore della soddisfazione espressa da Schifani tramite i suoi legali per la sentenza del Tribunale di Torino. Ma chi si contenta gode. Da oggi si può dire che la seconda carica dello Stato ha avuto rapporti con gente di Cosa Nostra, ma non che il suo successore potrebbe essere un lombrico o una muffa. Questa battuta mi costa un po’ cara, ma ne è valsa comunque la pena.

voglioscendere

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Invece probabilmente la farà franca, e crede di prendere in giro tutti con assurde motivazioni…

La tesi del ministro è fantastica. In sostanza dice: Io credevo che la casa costasse 610 mila euro. Mai saputo che costasse di più. Se qualcuno ha versato alle venditrici altri 900 mila euro, lo ha fatto senza dirmelo.

In altre parole, lui nel 2004 avrebbe acquistato un appartamento di quasi 200 metri quadri davanti al Colosseo convinto che costasse 610 mila euro: né le proprietarie dell’immobile, né il notaio, né altri gli avrebbero detto il vero prezzo della casa, un milione e mezzo di euro.

Intendiamoci, questa tesi difensiva era l’unica possibile, dopo quello che è emerso nei giorni scorsi, incluse le tracce degli assegni stessi e le testimonianze delle due venditrici. Facendola sua, Scajola tenta di rovesciare il tavolo: ora qualcuno deve dimostrare che io sapevo, è la vostra parola contro la mia.

Tuttavia la spiegazione del ministro è talmente illogica e inverosimile da far sorridere: lui così ignaro del mercato immobiliare a Roma (un ministro economico!) da pensare di poter davvero comprare 200 metri quadri al Colosseo per il prezzo di un trilocale al Fleming; la parte venditrice e il notaio che gli tengono accuratamente nascosta la verità; l’imprenditore Anemone che ci mette 900 mila euro in più senza nemmeno farlo sapere al suo beneficiato (e allora perché glieli avrebbe regalati, se non per acquistare la sua gratitudine o per pagare vecchi debiti?).

In America – ma probabilmente anche in India – una tesi difensiva così ridicola porterebbe alle dimissioni un secondo dopo, a furor di popolo: perché non solo ha preso una valanga di soldi da un imprenditore, ma ha preso pure tutti noi per fessi completi.

Invece Scajola ci ha provato, e probabilmente la farà anche franca. Perché il suo capo gli ha insegnato che da noi non c’è un’opinione pubblica, quindi non ci sarà nessuna reazione o quasi. Lui continuerà a sostenere imperterrito la sua assurda tesi, come se fosse verosimile, e a fare il ministro.

Se ci ha preso per fessi, è perché forse lo siamo.

Vergogna!
Dimissioni subito!
via Piovono rane

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Bertolaso, indagato dalla procura di Firenze, uno scandalo, 300 e passa milioni di euro buttati al vento alla Maddalena.
Come ultimo atto, dovuto, ha presentato le dimissioni, ovviamente rifiutate, dal nano, che qualche giorno fa ha annunciato l’intenzione di nominarlo ministro.
Eh si, ora c’ha davvero le carte in regola per diventare ministro, indagato per corruzione, ma potrebbe anche fare di piu, cioè essere condannato.
Un bel governo di merda non c’è che dire, e intanto emergono intercettazioni agghiaccianti, dove si parla di festini, si ride sui morti e sulle macerie dell’Aquila, e ci si spartisce la torta…
Intanto il nano mafioso, riattacca con la solita solfa contro la magistratura e bla bla blablabla.
Ma Bertolaso si difende, affermando che i 327 milioni di euro spesi per le strutture della Maddalena, non sono stati buttati al vento, le strutture dell’arsenale, bonificato dall’amianto e dalle altre schifezze che c’erano, potranno essere usate, pensate bene, PER OSPITARE NIENTEMENO CHE LA LOUIS VUITTON CUP!!!!.
Ora pensate, se in tempi di crisi, di disgrazie come quella dell’Aquila, un governo che si preoccupa di spendere denaro pubblico per il sollazzo di una cerchia di ricconi, e per le loro regate in barca a vela…

Li voglio in galera!

repubblica.it
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Chissà come mai il Gabibbo non se ne è accorto, o meglio se ne è accorto benissimo ma non dice nulla, in quella merda di tv….
300 milioni di euro, soldi pubblici ovviamente, buttati al vento, da questo governo di ladri corrotti, pregiudicati, e mafiosi.

LA MADDALENA - C’era una volta l’isola che doveva essere e non è più. C’è ora la Maddalena usa e getta. Prima tirata a lucido in abito da festa e poi, dopo il G8 fantasma traslocato all’Aquila, lasciata sola con il suo sogno infranto e i suoi cocci da raccogliere. Trecentotrenta milioni investiti - presi in larga parte dal bilancio e dai contributi per la Regione Sardegna - e neanche un posto di lavoro. A casa, da tre giorni, anche i 23 guardiani maddalenini che sorvegliavano le belle e incompiute cattedrali sul mare. Dove adesso regnano l’abbandono, l’incuria e il degrado. Di chi è la colpa del flop?

Continua a leggere l’articolo.

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Ne avevo già scritto tempo fa, Gionata Nencini, un ragazzo di 26 anni che dal 2005 gira il mondo in moto, attualmente ha intrapreso il tour sudamericano, e si trova in Bolivia e dove ha deciso, come volontario, di aiutare un orfanatrofio, nella costruzione di 2 case.
21.000 euro è quanto si è prefisso di raccogliere, mi ha chiesto di spargere la voce, e ho cosi chiedo di farlo anche a voi, magari ai vostri contatti, ovviamente se poi si vuole donare qualche soldo, di sicuro non se ne avrà a male…


Tutte le info le trovate qua.
www.partireper.it/familia-feliz/
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Sta diventando una sorta di mania, quella di confezionare ciarpame, macchine fotografiche antiche, o retrò che è piu figo, o meglio ancora “vintage” che fa troppo cool.
Uno degli ultimo arrivi è una bellissima Agfa Jsolette V del 1949 o giu di li.
Si tratta di una folding (a soffietto), medio formato che monta un obiettivo Agnar da 85mm con un’apertura massima di f/4.5.
Da quanto ho letto in giro sembra essere uno dei primi modelli delle piu famose Isolette, prodotte in svariate versioni.
Questo modello è infatti sprovvisto del tradizionale pulsante di scatto sulla calotta, ma ha una levetta a fianco dell’obiettivo, molto sensibile, che va spostata verso l’esterno.
Un gioiellino, pagata 60 euro su ebay.
Se riesco ad ottenere qualche scatto decente lo mostro, per il momento tenete d’occhio il mio account su flickr.

photo credit alf sigaro
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